Pesce in scatola: ottima fonte proteica e minor rischio di sviluppo tumore

Pesce in scatola: ottima fonte proteica e minor rischio di sviluppo tumore

Il ruolo specifico del pesce conservato sott’olio non era ancora stato definito con chiarezza, ma adesso grazie al nuovo studio dell’Istituto Mario Negri pubblicato quest’anno sulla rivista Nutrients abbiamo qualche informazione in più.

Per pigrizia, per poco tempo a disposizione oppure per un pranzo veloce spesso ci siamo rifugiati in un pasto veloce come il pesce in scatola. Adesso grazie al nuovo studio, abbiamo la certezza di non aver commesso un errore sul fronte nutrizionale. Contrariamente al consumo dei pasti veloci tipo la carne lavorata come ad esempio della dei salumi che ha un’azione negativa e accertata sul rischio di tumori del tratto gastrointestinale, il pesce conservato in scatola non ha questo effetto negativo.

Il pesce conservato come il tonno, lo sgombro e le sardine in scatola trova spazio in una dieta equilibrata, inoltre la quantità proteica di una porzione di tonno è maggiore rispetto ad una carne di manzo ed ha anche più vitamina D.

Naturalmente dovremmo stare attenti alla quantità di sale che è di circa un grammo ogni 100 di prodotto.

Meglio in lattina o in vetro? La valutazione di altroconsumo sul pesce conservato

I produttori di pesce conservato utilizzano tagli migliori in quello in vetro per una ragione molto semplice, il consumatore attraverso il vasetto in vetro riesce a vedere il contenuto cosa che non può fare con quello in lattina.

Contaminazioni di mercurio:

Pesci di grandi dimensioni come il tonno, lo spada e la verdasca sono soggetti a contaminazione da mercurio. Sempre secondo altroconsumo, le specie più a rischio sono lo spada (fresco) e la verdasca (surgelata), infatti il consumo di una sola porzione settimanale, può far superare la dose di tollerabilità in un adulto. I controlli fatti nei campioni di alice e tonno il mercurio sembra essere inferiore. Questo ci suggerisce di non andare oltre ad una porzione a settimana nei bambini e di favorire quindi il consumo di pesce di piccole dimensioni a vita breve come come trota, sgombro, sardine, salmone.

I risultati dello studio sul pesce conservato

È stato osservato una diminuzione del rischio di sviluppare il tumore al colon-retto rispetto a chi non consuma pesce sott’olio, del 19% per chi lo consuma più di ogni 15 giorni, ma meno di due volte alla settimana; e addirittura del 34% per le persone che lo consumano due o più volte alla settimana

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Dott. Massimo d'Angelo nutrizionista

Dott. Massimo d'Angelo

DIETISTA NUTRIZIONISTA

Milano, Bologna, Noventa Padovana (PD) e Firenze

Telefono: 327 7728159